Quando Luca Canonici mi ha chiesto di scrivere un’introduzione per il suo libro fotografico dal titolo “Il teatro del commercio”, la mia prima reazione è stata di smarrimento. Mai, nella mia vita, mi era venuto in mente di accostare la parola Teatro con la parola Commercio. Certo, vengo da una famiglia di commercianti, le mie due sorelle interpretano magistralmente i felini che ruggiscono al conte Guido Guerra, mio cugino, in una delle foto di Luca, i miei genitori sono pellicciai, i miei nonni materni erano baristi, quelli paterni macellai così come i miei zii, ma io mi guadagno da vivere ormai da molti anni con il Teatro e mai avrei pensato che la mia attività avesse qualcosa in comune con quella del resto della mia famiglia. Però, come ogni buon teatrante sa, in caso di smarrimento c’è sempre qualcuno al quale rivolgersi per chiedere consiglio e quel qualcuno è il più grande drammaturgo di tutti i tempi: William Shakespeare. Nel suo capolavoro “Sogno di una notte di mezza estate”, in mezzo ad elfi, fate, amazzoni, innamorati in preda al delirio amoroso, principi e principesse, Shakespeare mette in scena un’allegra brigata di commercianti e artigiani, attori amatoriali, alle prese con le prove di un dramma da rappresentare per le nozze regali.
Purtroppo in molti allestimenti cui ho assistito, di questi personaggi è stato fatto un vero scempio: trattati dal regista con supponenza e arroganza, abbassati a degli sciocchi che s’immischiano in qualcosa più grande di loro, buffoni materialisti che pretendono di fare “Arte”. Invece, leggendo attentamente il testo, se ne ha un’impressione totalmente diversa: Shakespeare, fiero figlio di un guantaio, cresciuto in un paese zeppo di artigiani e commercianti, nutre un profondo rispetto per quelle professioni e li elegge a portatori del suo pensiero sul Teatro. La passione che mettono nel raccontare una storia è la stessa che mettono nelle loro botteghe, il loro non essere intellettuali non frena la fantasia che li porta a creare personaggi arditi come il Chiaro di Luna, il Muro, il Leone; hanno un profondo rispetto per il pubblico che assisterà alla rappresentazione, vogliono che goda del loro lavoro, senza spaventarsi troppo, commuovendosi ma senza perdere attenzione, vogliono che tutti possano capire ed emozionarsi. Certo, la messa in scena alla quale gli sposi assisteranno alla fine del testo pecca in tecnica e professionalità, ma è offerta con tale grazia e umiltà che il principe stesso non potrà fare a meno di ringraziare sinceramente gli attori.
Ecco, questa è la storia che le foto di Luca mi hanno portato alla mente, queste foto così teatrali, con personaggi chiaramente disegnati, dove ognuno degli “attori” si è messo in gioco con fantasia, ironia e passione per raccontare in un’immagine un mondo, il proprio mondo professionale.
E poi, per dirla ancora con Shakespeare, se è vero che “Il mondo intero è un palcoscenico e gli uomini e le donne, tutti, non sono che attori”, allora i commercianti, questi commercianti, sono fra i migliori, perché sanno nel loro lavoro convincere e ammaliare con parole e gesti, ma come tutti i bravi attori, loro per primi devono credere a ciò che raccontano, perché altrimenti perderebbero l’attenzione del pubblico, o in questo caso, del cliente.
Applausi.
Francesco Manetti
Regista, Attore,
Insegnante all’Accademia Nazionale
D’Arte Drammatica
Silvio D’Amico di Roma
TITOLO: Il teatro del commercio
AUTORE: Luca Canonici
FORMATO: 23x21 cm
PAG: 104
EDITORE: Edizioni Bam